(Tratto da “Ri-conoscere l’ansia: guida alle cause, sintomi, diagnosi e terapie”, Natoli-Allegrucci, Scione Editore Roma)
L’ansia può, a ragion veduta, essere definita come “l’inquietante compagna dell’uomo moderno” (…) ed è un fenomeno molto diffuso e presente nella vita quotidiana odierna, soprattutto nella civiltà occidentale.
Essa, in alcuni casi può assumere forme gravi e paralizzanti, in altri forme moderate e costruttive; a volte è presente per lunghi periodi, altre volte per periodi brevi e intervallati; in alcuni casi si manifesta apparentemente senza motivo, in altri insorge a seguito di specifici eventi (esami, separazioni, etc.…) o in particolari momenti di vita (adolescenza, nascita di un figlio, etc…).
Che cos’è l’ansia?
L’ansia può essere definita come una tensione apprensiva, o irrequietezza, che sorge dal sentire come imminente un pericolo, sia pure vago, di origine sconosciuta.
E’ uno stato emotivo molto vicino alla paura, vissuto dal soggetto come una sensazione di penosa aspettativa, senza che vi sia un oggetto reale a provocarla. Il soggetto si sente “teso”, “nervoso”, “eccitato”, “impaurito”. Tale sentimento di preoccupazione/apprensione investe la persona nella sua globalità.
Quando dobbiamo considerarla pericolosa?
(…) Un certo grado di ansia è funzionale, cioè non pericolosa in quanto eccita la nostra curiosità e ci rende intraprendenti, migliora le nostre prestazioni e ci dà tono. (…) E’ utile, cioè, all’uomo perché determina nell’organismo lo stato di allerta e la tensione necessaria a superare un momento difficile, un imprevisto, un ostacolo.
Essa diventa disfunzionale quando quantitativamente supera una “soglia critica”, soggettivamente determinata, e finisce per “bloccare” l’individuo, impedendogli di adattarsi agli eventi della vita, di far fronte agli ostacoli, di sviluppare e mantenere buone relazioni con gli altri non consentendogli di raggiungere un ragionevole benessere psico-fisico-emotivo.
Come si manifesta e quali sono i sintomi che possono aiutarci a ri-conoscerla?
I sistemi classificativi attualmente più diffusi sono quello dell’O.M.S (Organizzazione Mondiale della Sanità), giunto alla decima versione (l’ICD-10 -International Classification Disease-) e quello dell’American Psychiatric Association, nella quarta edizione revisionata (DSM-IV-TR -Diagnostic Statistical MentalDisorders).
Vediamo ora insieme le caratteristiche dei principali disturbi dell’ansia:
1. Il Disturbo d’ansia generalizzata
Il “Disturbo d’ansia generalizzata” é caratterizzato dalla presenza costante e cronica di ansia e di preoccupazioni eccessive per diversi eventi, situazioni, attività o prestazioni. L’ansia è diffusa e persiste nel tempo con accentuazioni o apparenti riduzioni legate agli eventi della vita; ciò può causare un disagio clinico significativo o una vera e propria menomazione del funzionamento sociale, lavorativo o scolastico.
2. I Disturbi fobici
I “Disturbi fobici” sono disturbi in cui l’ansia è provocata da oggetti o situazioni specifiche che abitualmente non sono considerabili oggettivamente pericolose. La persona, per non star male, evita il contatto con l’oggetto e/o la situazione e sviluppa la cosiddetta ansia anticipatoria, fenomeno per cui “al solo pensiero di …” la persona entra in uno stato vero e proprio d’ansia. Uno dei disturbi fobici più comuni è la fobia sociale
3. Il Disturbo da attacchi di panico (DAP)
Il “Disturbo da attacchi di panico”, la cui frequenza nella popolazione generale italiana è del 3%, si presenta sotto forma di episodi di intensa paura o angoscia che arrivano in modo “inaspettato” e “sconvolgente”, in situazioni quotidiane che non sono pericolose e che abitualmente non vengono vissute come minacciose. Un attacco di panico solitamente raggiunge il picco nel giro di 10 minuti e si esaurisce entro la mezz’ora, ma a volte la sua intensità è tale da lasciare la persona stanca e spossata anche per giorni. La persona colpita da un attacco di panico si sente come se le venisse a mancare la terra sotto i piedi, come risucchiata da una voragine, come se stesse per morire, per impazzire o per perdere completamente il controllo di se stesso. A queste sensazioni terrorizzanti si accompagnano numerosi sintomi fisici: difficoltà a respirare, palpitazioni, sudorazione, nausea, dolore al petto e allo stomaco, tremore, sensazione di essere sul punto di svenire, di avere un infarto o un ictus, etc. Può esserci anche la sensazione di avere la testa vuota, le vertigini, un senso di irrealtà o derealizzazione, la voglia di fuggire e così via. Ovviamente non sempre gli attacchi di panico sono caratterizzati da così tanti sintomi e anche la loro durata e intensità può variare molto da persona a persona e da situazione a situazione. Al primo attacco di panico, in genere, fa seguito un periodo di tempo, che può durare mesi, in cui il soggetto vive nella continua preoccupazione che si possano verificare altre crisi (ansia anticipatoria) e questo in genere può portare il soggetto a modificare le proprie abitudini di vita (uscire di meno, evitare di tornare nel luogo dove è insorta la crisi, etc..). Questo tipo di disturbo, che attualmente in Italia colpisce circa 2,5 milioni di persone, è in aumento ed è più frequente nelle donne; può comparire in qualsiasi momento della vita anche se l’esordio si colloca solitamente fra i 15 e i 35 anni con un picco fra i 22 e i 24. Si ha un disturbo da attacchi di panico (DAP) solo se gli attacchi si presentano almeno 4 volte in quattro settimane e quando è presente una specifica condotta di evitamento: avendo paura che l’attacco possa ripetersi, il soggetto cerca di trovarsi in luoghi per lui “sicuri” (abitazione, lavoro,etc.) e quando viene invitato fuori da questo “territorio” è assalito dall’ansia, anche solamente al pensiero di doverlo fare (ansia anticipatoria). In alcuni casi le limitazioni possono diventar pesanti al punto di portare l’individuo a perdere il lavoro e la propria autonomia di vita e se a ciò aggiungiamo l’incomprensione da parte dei familiari, che spesso non capiscono la sofferenza della persona, capiamo il perché molto spesso accanto a questo disturbo possano comparire sintomi depressivi importanti.
4. Il Disturbo ossessivo-compulsivo
Circa il 3% delle persone è affetto da un disturbo ossessivo-compulsivo. Comincia spesso da bambini o da adolescenti e le persone che ne sono colpite tendono a non parlare dei loro disturbi perché se ne vergognano. Esso è caratterizzato dalla presenza di ossessioni e compulsioni.
Le ossessioni sono idee, pensieri o immagini intrusive, ricorrenti e persistenti che entrano ripetutamente nella mente del soggetto, al di là della sua volontà, e lo perseguitano; esistono ossessioni di ordine (preoccupazione che gli oggetti abbiano un determinato ordine, collegamento tra il compiere specifiche azioni e l’esito di eventi futuri, etc..), ossessioni di raccolta e conservazione degli oggetti (attenzione eccessiva per oggetti di scarso valore come biglietti dell’autobus, etc.), ossessioni di aggressività (paura di far male a se stessi o agli altri, paura di non riuscire a controllare i propri impulsi, etc.), ossessioni di contaminazione (preoccupazione eccessiva per la sporcizia, disgusto nei confronti dei rifiuti), ossessioni sessuali (pensieri o immagini perverse, timore di non controllare gli impulsi sessuali, etc.), ossessioni ad altro contenuto (preoccupazione di malattie, per il proprio aspetto, di dimenticare oggetti o appuntamenti, di non dire la cosa giusta).
Le compulsioni, invece, sono comportamenti ripetitivi e stereotipati e, in genere, sono connesse alle ossessioni. Il soggetto compiendo queste azioni ha l’impressione momentanea di poter controllare la paura; in realtà il sollievo è solo momentaneo. La persona riconosce che le ossessioni e le compulsioni sono eccessive e irragionevoli e cerca di resistervi; in questa fase compare l’ansia. Nonostante gli sforzi, infatti, il soggetto si renderà ben presto conto di non riuscire a bloccare tali impulsi e che anzi ogni suo tentativo di reagire sortisce l’effetto contrario, cioè quello di acuire ancor più l’intensità dei sintomi; tale presa di coscienza può far insorgere uno stato depressivo.
Nelle forme più gravi i pensieri e i comportamenti ripetitivi possono durare anche molte ore al giorno causando intenso malessere, notevole perdita di tempo, e compromissione del lavoro e dei rapporti sociali. Il disturbo di solito non regredisce se non viene adeguatamente curato e richiede un intervento abbastanza lungo e costante.
5. Le sindromi somatoformi
Le “Sindromi somatoformi” sono caratterizzate principalmente dalla comparsa ripetuta di sintomi somatici accompagnati da continue richieste di indagini mediche, malgrado ripetuti esiti negativi e rassicurazioni da parte dei medici che i sintomi non hanno una origine organica. Anche quando sono presenti disturbi somatici, essi non sono tali da spiegare la natura e l’estensione dei sintomi o l’angoscia e la preoccupazione eccessiva del paziente. I sintomi possono essere riferiti a qualsiasi parte o sistema del corpo. Tra le sindromi somatoformi una posizione particolare è occupata dall’Ipocondria:
· L’ ipocondria é la paura cronica e persistente di avere una malattia organica grave, basata sulla errata interpretazione di segnali e sensazioni corporee nonostante dalle indagini cliniche e dalle visite mediche non emerga mai nulla di preoccupante. Il soggetto è ipervigile e concentra tutta la sua attenzione sul corpo, coglie i minimi “rumori” (dolorini, pruriti, fitte, etc.) che normalmente provengono da esso, amplificandone l’entità e attribuendo ad essi un’origine maligna. Questo disturbo, che ha la prima insorgenza tra i 20 e i 30 anni, in genere tende a comparire, sparire per poi ripresentarsi, a fasi alterne in relazione agli eventi della vita.
6. Il Disturbo post-traumatico da stress
Il “Disturbo post-traumatico da stress” In questo caso la sintomatologia ansiosa compare a seguito di un evento traumatico di notevole importanza, che non rientra nelle abituali esperienze della persona: eventi che implicano morte o minaccia di morte, o gravi lesioni o una minaccia all’integrità fisica propria o di altri; tutti episodi a cui si associano paura intensa, sentimenti di impotenza o di orrore. L’aspetto caratteristico è rappresentato dal ricordo continuo e angoscioso dell’evento subito e dai conseguenti tentativi di evitare ogni cosa o situazione che lo ricordi, spesso con ripercussioni negative sui rapporti sociali e sul funzionamento lavorativo. Il solo ricordo scatena sintomi ansiosi intensi accompagnati da picchi di angoscia, il soggetto è costantemente in stato di allerta, è irritabile, ha difficoltà a concentrarsi, etc.
In alcuni casi il soggetto, per difendersi da questa profonda sofferenza, entra in uno stato di anestesia emozionale, in una condizione di distacco dagli altri con perdita degli interessi alle usuali attività, in una condizione in cui le emozioni, sia esse negative che positive, sembrano non “toccarlo” più; se questa condizione persiste può portare il soggetto ad entrare in depressione e ad isolarsi sempre più dalla vita.
7. La sindrome mista ansiosa-depressiva
La “Sindrome mista ansiosa-depressiva” si ha quando i sintomi dell’ansia e della depressione sono contemporaneamente presenti, ma non troppo definiti da permettere una specifica diagnosi. Questa categoria diagnostica dovrebbe essere adottata solo in modo transitorio fino al momento in cui, attraverso un maggior approfondimento, non si riesca ad individuare la vera natura della patologia. Del resto abbiamo già potuto vedere come disturbi depressivi sono presenti in molti disturbi d’ansia e come l’ansia sia a pieno titolo un sintomo della depressione; bisogna pertanto cercare di individuare qual’è la matrice principale dei sintomi e capire se si tratta di un “depresso ansioso” o di un “ansioso depresso”.
9. La reazione acuta da stress
La “Reazione acuta da stress” é un disturbo di rilevante gravità che si sviluppa in un individuo in risposta ad uno stress fisico e/o mentale e che in genere regredisce nel giro di ore o giorni; non é presente alcun altro disturbo mentale manifesto. L’evento stressante può essere una sconvolgente esperienza traumatica, che implica una grave minaccia per la sicurezza o l’integrità fisica del soggetto o di una o più persone a lui care o un cambiamento nella condizione e nella rete sociale dell’individuo.
10. Il concetto di “Comorbilità”
Un aspetto che, in questa sede, merita attenzione è quello di “Comorbilità” dei disturbi psicopatologici, ovvero la possibilità che una stessa persona possa presentare contemporaneamente più disturbi. Su questo argomento esistono diverse opinioni: alcuni clinici affermano che la frequenza della co-presenza di più disturbi nello stesso individuo sia assai alta, altri molto modesta, altri ancora negano tale possibilità affermando che la presenza di un disturbo di per sé escluda la presenza di altri. In realtà ancora non c’è accordo univoco in tal senso anche se l’osservazione clinica, in base ai criteri del DSM-IV, mette in evidenza che casi di comorbilità sono possibili, soprattutto tra attacchi di panico e disturbi fobici con depressione, disturbo ossessivo-compulsivo e disturbo d’ansia generalizzato.
Per ulteriori approfondimenti consultare il testo:
“Ri-cinoscere l’ansia: guida alle cause, sintomi, diagnosi e terapie”
Dott. N. Natoli, Dott.ssa F. Allegrucci
Scione Editore Roma
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